I parlanti dialettofoni e le loro storie.

Tracce fonetiche e testuali nella ricostruzione della memoria

Auteurs

  • Giulia Pelillo-Hestermeyer https://orcid.org/0000-0001-9298-5772

DOI :

https://doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i3.12173

Mots-clés :

Autobiografia, intervista, parlato, identità, espressività

Résumé

Nella narrazione orale, la voce esprime una molteplicità di significati, non solo in riferimento al contenuto vero e proprio del racconto, ma anche rispetto alla disposizione psicologica dei parlanti coinvolti nell’interazione, nonché in rapporto alle modalità di ricostruzione e trasmissione della memoria. Nel descrivere tale stratificazione, partirò da etnotesti tratti da un’intervista dialettologica, per mostrare come in questo tipo di racconto orale prenda forma una sorta di drammatizzazione dell’esperienza vissuta, la quale è interpretata, messa in scena dal parlante per l’interlocutore. Tale drammatizzazione impiega i mezzi espressivi propri del parlato, che saranno descritti in rapporto alle molteplici funzioni svolte nel contesto discorsivo.

Biographie de l'auteur

Giulia Pelillo-Hestermeyer, https://orcid.org/0000-0001-9298-5772

Giulia Pelillo-Hestermeyer è ricercatrice di linguistica e studi culturali presso l’Università di Heidelberg. Dopo la laurea in lettere moderne presso l’Università Roma Tre, ha conseguito un dottorato in linguistica italiana presso l’Università di Heidelberg. I suoi interessi scientifici si incentrano su teorie e metodi inter- e transdisciplinari di analisi della comunicazione nei campi della sociolinguistica, della pragmalinguistica, dell’analisi del discorso e degli studi culturali, nonché delle loro applicazioni in settori come la didattica e il giornalismo. Ha pubblicato un libro sull’intervista radiofonica e numerosi saggi e articoli scientifici su temi legati al plurilinguismo e alla transculturalità, in particolare nella comunicazione mediatizzata e nell’autobiografia. Dal 2015 è co-chair della sezione “Transcultural Life-Worlds” presso la Società tedesca di Studi Culturali (Kulturwissenschaftliche Gesellschaft).

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Publiée

2018-10-11